Vitruvio e il De Architectura nella cultura classica

Per un centro internazionale di studi vitruviani a Fano

Motivazioni e struttura culturale del convegno

La presenza di Salvatore Settis e il suo ruolo all’interno del Comitato Scientifico vuole innanzitutto sottolineare il carattere e ruolo di riferimento culturale ampio che l’attività del Centro Studi intende svolgere in riferimento alle più articolate tematiche della cultura classica, della sua evoluzione e dei suoi rapporti con la modernità stessa volgendo una particolare attenzione, anche attraverso le iniziative che esso dovrà promuovere, alla tutela, alla preservazione e alla fruizione sostenibile del nostro patrimonio culturale. Patrimonio che ci si pone certo come oggetto di continui studi ed approfondimenti scientifici ma anche come veicolo di promozione e rilancio, anche economico, dei territori a cui tale patrimonio appartiene.

La cultura classica che a partire dal Rinascimento la nostra civiltà ha saputo assimilare, trasformare e adattare alle condizioni della sua stessa evoluzione fonda in Vitruvio e nel suo testo le radici essenziali a cui questo Centro lega le sue specificità, proponendosi, proprio attraverso la partecipazione e il contributo di Pierre Gros, massimo studioso di tale argomento, di diventare sia punto di riferimento per tutti coloro che abbiano necessità di attingere a fonti e documenti di studio, sia un motore di iniziative e progetti scientifici tendenti ad ampliare il quadro di conoscenze su tali studi e, quindi, sulle origini stesse della nostra cultura e sulle modalità della sua lettura, interpretazione e diffusione.

In tale senso un ruolo fondamentale in tutta la cultura rinascimentale, che sarà colei che filtrerà, rileggerà e sdoganerà alla modernità il De Architectura, l’ha avuto l’opera di Andrea Palladio che può essere considerato, proprio attraverso il suo rapporto con Vitruvio, l’autentico trade d’union tra l’antico e il moderno, tra il linguaggio colto e ricercato di un’epoca nascente e quello “sistematizzato” per una sua diffusione giunta fino all’epoca moderna. Alcuni tra i suoi massimi studiosi suoi massimi studiosi (Howard Burns e Guido Beltramini) ne testimoniano e documentano l’impatto e l’importanza significando e delineando un ambito di studi fondamentali (anche in sinergia con altre analoghe istituzioni) del nascente Centro Studi.

Il legame con la città di Fano e con il suo territorio rappresenta naturalmente una radice profonda da consolidare nell’attività del Centro Studi che dovrà operare anche nella direzione della conoscenza, valorizzazione e fruizione di un significativo e rilevante patrimonio archeologico. Ad iniziare da quello che lo lega indissolubilmente a Vitruvio attraverso l’unica opera da lui costruita (almeno secondo quanto lui stesso riporta), la Basilica di Fano, mai rinvenuta, ma assoluta protagonista nell’evoluzione dell’architettura romana e fornitrice di stimoli e modelli progettuali a tutta l’architettura rinascimentale. Per passare poi al patrimonio archeologico esistente di assoluto valore la cui conoscenza e valorizzazione rientrano nella già accennata opera di stretto ed indissolubile rapporto che il Centro Studi dovrà creare con il territorio. In questo senso gli interventi di Paolo Clini e Mario Luni vogliono proprio sottolineare questa valenza di grande attenzione che il Centro Studi dovrà avere al territorio e alla sua valorizzazione.

La divulgazione, la conoscenza e la diffusione del nostro patrimonio storico culturale rappresentano condizione indispensabile per la tutela del patrimonio stesso e per la ricerca di possibili ricadute di crescita anche economica dei territori a cui esso appartiene. Il Centro Studi dovrà curare e promuovere con grande attenzione, fin dai suoi primi interventi e iniziative, progetti specifici che, utilizzando le più moderne e avanzate tecnologie informatiche, permettano di assolvere con efficacia e coinvolgimento all’obiettivo sopra prefissato puntando al coinvolgimento, anche tramite specifiche tecnologie web, del più ampio numero di persone interessate a vario titolo ai temi trattati.

Da qui l’intervento di Marco Gaiani, uno dei più autorevoli esperti nell’ambito dei sistemi informativi di Beni Culturali, sulla base di importanti e significative esperienze già svolte in tale ambito, si propone, trasversalmente a tutti i temi affrontati, di illustrarci possibilità e modalità di divulgazione, fruizione, condivisione, anche efficace e spettacolare, del bagaglio di studi e conoscenze che il Centro avrà il compito di raccogliere e promuovere.


Abstracts 

Howard Burns
Scuola Normale di Pisa
Mi proposi per maestro, e guida Vitruvio ”: dallo studio alla progettazione

Il tardo gotico del nord d’ Europa o l’ architettura ottomana fiorivano senza l’ aiuto o la legittimazione di Vitruvio. La relazione chiede quindi quali fossero i specifici debiti dell’architettura rinascimentale, italiana e europea, verso il De Architectura. Sarà discusso in particolare il caso di Palladio, il quale – come studioso e progettista – conviveva con il testo vitruviano fin dai primi anni della sua carriera architettonica.

La Basilica di Vitruvio a Fano, fonti, disegni, influenze
di PAOLO CLINI
Università Politecnica delle Marche Ancona

La relazione vuole fornire un quadro di riferimento rispetto alla dibattuta questione della Basilica di Fano di Vitruvio, ponendo in evidenza gli elementi più rilevanti da un punto di vista storico architettonico.

La Basilica di Vitruvio di Fano è l’unica fabbrica a cui il trattatista romano si riferisce come ad opera propria. Ne fa un’ampia e dettagliata descrizione al capo I del libro V del De Architectura, descrizione da cui emerge una tipologia basilicale “anomala” rispetto a quella descritta subito prima e riferentisi al modello di basilica che trovava chiari riferimenti a quella di Pompei. Quella di Fano non è più appendice del Foro ma edificio “chiuso” da cui emerge una precisa valenza monumentale dove l’ordine gigante conferisce una particolare ed imponente spazialità agli interni. Le varie anomalie e incertezze presentate dal testo (anche dalla sua forma letteraria apparentemente dissonante rispetto al resto del trattato) hanno accentrato su di essa la grande attenzione di archeologi, architetti e trattatisti. I primi impegnati in una vana ricerca di resti nella città di Fano che potessero essere ricondotti alla fabbrica stessa. I secondi (si illustrerà come Andrea Palladio utilizzerà la Basilica come un vero e proprio laboratorio progettuale) alla ricerca di sperimentazioni sul nuovo linguaggio all’antica rinascimentale. I terzi, in considerazione della mancanza dei disegni originali del De Architectura, impegnati in un complesso lavoro di reinterpretazione grafo testuale del testo. Un’interpretazione che ha portato nel corso dei secoli a numerose ed interessanti letture grafiche della basilica arrivando a costituire un repertorio di disegni che sarà sinteticamente documentato contribuendo, tra l’altro, a costruire una valida istruttoria atta a pervenire a ricostruzioni critiche e modelli tridimensionali della basilica oggi finalmente esplorabile e visitabile con le moderne tecnologie offerte dal disegno e dalla comunicazione digitale.

Trattamento, tutela e comunicazione dei giacimenti documentali dell’architettura antica
Marco Gaiani
Dipartimento DAPT – Università degli studi di Bologna

Genericamente, sotto la categoria di sistemi informativi si possono classificare tutti i sistemi tecnologici che manipolano, conservano, elaborano e distribuiscono un’informazione che ha o si ritiene possa avere un impatto sulle conoscenze e sui comportamenti umani organizzati all’interno di contesti reali di azione. Da questo punto di vista i sistemi informativi possono essere considerati potenti artefatti cognitivi che supportano gli esseri umani nella manifestazione di attività cognitive superiori quali: la codifica, la decodifica e l’immagazzinamento dell’informazione, l’attività di ricerca, di recupero e di condivisione dell’informazione, il ragionamento, l’apprendimento, la risoluzione di problemi e la presa di decisioni.

D’altro canto oggigiorno, ormai in ogni campo della vita quotidiana e quindi anche in quelli più vicino a noi dei Beni Culturali e, in particolare, dell’archeologia vi è un incredibile fiorire di sistemi informativi che raccolgono e rendono disponibili, anche su Internet, le più svariate informazioni sui più disparati aspetti. Le applicazioni odierne, inoltre, permettono di combinare grandi quantità di dati e analizzarle in modo relazionato e in combinazione con altre sorgenti d’informazioni.

In tempi recenti e in ambiti disciplinari in cui le informazioni e le conoscenze non sono direttamente e unicamente letterarie, al problema dell’accumulo e della catalogazione si è poi affiancato quello del modo di restituzione dell’informazione, per cui alle stringhe bibliografiche o agli apparati testuali è richiesto l’affiancarsi d’immagini, disegni, fotografie, modelli, articolati secondo una struttura che organizzi modi e forme di questa trasmissione e di questa fruizione.

Questo ha portato innanzi due nuove problematiche:

il modo di veicolare le informazioni attraverso specifici media;
il modo di richiamare le informazioni non partendo da indicizzazioni di materiali testuali ma visuali.
Infine recentemente accanto alla strutturazione dell’informazione e alla sua restituzione è stata posta l’istanza della ricontestualizzazione delle espressioni culturali con le informazioni spaziali e architettoniche, nel frattempo cresciute in padronanza e in qualità visiva, un caposaldo per chi si accosta alla costruzione di un sistema informativo di architettura o archeologia.
Complessivamente questo sistema richiede la soluzione di problematiche fondamentali:
La formazione di basi dati qualitativamente affidabili e capaci non solo di trasporre identicamente a se stesso l’originale, ma anche di fornire i caratteri dei modi di questa trasposizione;
La strutturazione delle forme di aggregazione dei dati in modo da poter restituire in modo analitico e coordinato la base dati originaria e la loro navigazione nello spazio e nel tempo;
La creazione di strumenti di restituzione in grado di favorire analisi interconnesse e comparative e sfruttare la dimensione digitale sia in forma qualitativa che quantitativa;
La creazione di forme di interpretazione dei dati in grado di fornire almeno la medesima qualità delle analisi realizzate qualitativamente da parte dello studioso o del gruppo di studiosi.
In questa direzione l’informatica propone oggi un nuovo contesto operativo i cui caratteri ‘in nuce’ sono già nell’osservazione della metà degli anni 1950 di Richard Hamming – colui che ha di fatto tracciato la strada dei linguaggi assembler usati per programmare i computer odierni – che “lo scopo della computazione scientifica é entro, non i numeri. Lo scopo della visualizzazione é all’interno, non i numeri. Lo scopo della visualizzazione é far leva sui metodi scientifici esistenti trovandone nuove intrinsecità, attraverso metodi visivi. Circa il 50% dei neuroni sono associati con la visione e dunque essa é un motore fenomenale di conoscenza e di capacità educativa”.
Questa constatazione è oggi evoluta in ciò che chiamato visual computing, una soluzione hardware–software che mira ad offrire tecniche nella direzione della sostituzione del numerico col visivo, permettendo di osservare la simulazione in luogo della computazione. Si tratta di una rivoluzione che non riguarda semplicemente il desktop PC, ma l’intera gamma dei dispositivi digitali che così sono in grado di abilitare un approccio multidimensionale alla conoscenza.
In tale contesto un’opportuna considerazione sta nel fatto che i computer – intesi in un’accezione ampia – introducono la possibilità di media intercambiabili. I computer offrono nodi plurimi di accesso ad un dato termine od oggetto, abilitando un approccio multidimensionale alla conoscenza su più livelli.
Il contributo dello scrivente cercherà di mostrare proprio come il visual computing possa proporre soluzioni alle tipiche problematiche relative alla creazione di sistemi informativi dei giacimenti documentali dell’architettura antica tramite alcuni semplici casi di studio, emblematici di altrettanti punti nodali: la creazione di un framework per la digitalizzazione dei disegni e delle immagini relativi al caso di Andrea Palladio e del HYPERLINK “https://www.uffizi.firenze.it/musei/disegni Disegni e Stampe degli Uffizi, la forma di aggregazione dei dati del sistema informativo Palladio Library, la formazione dei dati a base tridimensionale di manufatti archeologici nel caso dell’area archeologica di Pompei.


Gros

Forme e finalità dei riferimenti all’architettura greca nel De architectura.

“La problematica è la seguente: quali possono essere il posto e il significato della costante inclusione di pratiche architettoniche e di tipi monumentali espressamente presentati da Vitruvio come di origine o di tradizione greca, in un libro destinato ad un lettorato e ad una clientela specificamente  romana? Si tratta insomma di capire alcuni aspetti di questa strana dialettica tra alterità e identità, o in altre parole di vedere come l’alterità ellenica è stata utilizzata da Vitruvio per  tentare di definire un’identità latina.
Tre forme di referenze saranno prese in considerazione:
La prima è quella dell’osmosi o più esattamente dell’equivalenza: trattandosi per esempio dei templi, Vitruvio considera come universali e insuperabili gli edifici cultuali di ordine ionico elaborati nell’Asia Minore del III e del II sec. a. C. La seconda procede di un sistema comparativo mirando a meglio definire un’ identità italica, particolarmente nell’architettura pubblica profana. La terza, più strettamente documentaria, o “culturale”, soprattutto nel settore lessicale, rimane senza incidenze sulla trattatistica”.

VITRUVIO A FANO E MONUMENTI DI ETA’ AUGUSTEA NELL’AREA MEDIOADRIATICA

di MARIO LUNI
Università degli Studi di Urbino

La realizzazione della “Basilica” a Fanum Fortunae, come riferito da Vitruvio nel De Architectura, fornisce lo spunto per prendere in esame le varie classi di monumenti realizzate in età augustea in città dell’area medio adriatica “ristrutturate” dallo stesso imperatore. Oltre alle fonti letterarie, esistono indizi archeologici significativi per riconoscere interventi edilizi di vasta portata in abitati e anche nel territorio attraversato dalla Flaminia.

Una riflessione va fatta anche sulla cinta muraria della Colonia Julia Fanestris, che trova rispondenze nella realtà progettuale vitruviana, nonché nella realtà architettonica coeva di varie città. La profondità dell’intervento di Augusto nel contesto urbanistico di Fanum Fortunae va individuato anche nel grande investimento attuato per il basolato delle vie, in trachite, riconosciuto di recente come proveniente per mare dalle cave dei colli Euganei, come per Ariminum, Pisaurum e Ancona. La realizzazione di teatri in età augustea nelle città medio adriatiche rientra nello stesso contesto di voler conferire dignità urbana a centri con autonomia amministrativa recente.
Assai significativa nel territorio risulta inoltre la coeva opera di ristrutturazione della via Flaminia, con opere che risultano realizzate “in serie”, caratterizzate da analoga progettazione e tecnica edilizia. In particolare, tutti i ponti della vallata del Metauro, tranne uno, e molti dei muri di sostruzione presentano analogie costruttive tali da poterli considerare in uno stesso riferimento contestuale e unitario, da riferire alla stessa età augustea.

Informazioni

30/09/2010 alle 16:00