LEONARDO E VITRUVIO, OLTRE IL CERCHIO E IL QUADRATO
ALLA RICERCA DELL’ARMONIA.
I LEGGENDARI DISEGNI DEL CODICE ATLANTICO
a cura di
Guido Beltramini, Francesca Borgo, Paolo Clini
FANO E VITRUVIO
MARTEDI’ 4 GIUGNO 2019
FREEDOM, OLTRE IL CONFINE – RETE 4, ORE 21.25,
Il Centro Studi Vitruviani, con grande soddisfazione, informa che martedì 4 giugno 2019, alle ore 21.25, all’interno della terza puntata di “FREEDOM – Oltre il confine”, su Rete 4, sarà trasmesso un ampio servizio (oltre 25 minuti) su Fano, Vitruvio, la sua famosa basilica e non solo.
Roberto Giacobbo, noto giornalista, conduttore e autore televisivo, documentarista e scrittore, ci racconterà, infatti, il rapporto tra Fano e Vitruvio attraverso un viaggio tra il nostro ricco patrimonio archeologico, con immagini straordinarie e di grande effetto, dandoci la possibilità di vedere i nostri monumenti antichi come mai, forse, abbiamo visto.
Si tratta di una bellissima e straordinaria promozione della nostra città, che possiamo solo amare, consapevoli della sua bellezza e del suo valore storico e culturale, secondo a nessuno.
Il Centro Studi Vitruviani ringrazia Nicola Nicoletti, fanese, della produzione di Freedom, che ha favorito questo tour di Roberto Giacobbo nella nostra città, alla scoperta di Vitruvio. Per noi è stato un piacere, ma anche una bellissima esperienza, seguire e supportare per due giorni interi Roberto Giacobbo e la sua straordinaria troupe durante le riprese (effettuate il 25 e 26 febbraio scorso), oltreché contribuire ai contenuti del programma con vari materiali, anche video, e interventi in voce del prof. Paolo Clini.
Un grazie a Roberto Giacobbo per questo bel regalo alla città di Fano.
Un grazie anche al Sindaco e all’Amministrazione Comunale di Fano, alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, alla società La Filanda e all’Archeoclub di Fano per la grande collaborazione prestata.
VITRUVIO E LA FORTUNA RINASCIMENTALE A FIRENZE NEL QUATTROCENTO
Il Centro Studi Vitruviani continua la riflessione sul classico con un incontro dedicato alla fortuna di Vitruvio nella Firenze del Quattrocento. Ad accompagnarci in questo percorso articolato, il professore Amerigo Restucci, già rettore e ordinario di Storia dell’Architettura all’Iuav di Venezia, recentemente eletto Accademico dell’Accademia delle Arti e del Disegno San Luca di Firenze. Un prestigioso riconoscimento da parte della comunità scientifica che lo annovera tra i 220 accademici delle Arti e del Disegno di San Luca in tutto il mondo, in quella che si può certamente definire la più antica Accademia del mondo, fondata nel 1339, e che ha tra i suoi iscritti artisti del calibro di Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Donatello, solo per citarne alcuni.
Diversi i ruoli ricoperti dal professor Restucci: membro del Consiglio Superiore del Ministero dei Beni Culturali e del Comitato di settore per i Beni architettonici e ambientali, componente del consiglio direttivo dell’Icomos-Unesco e rappresentante delle Regioni italiane nella Commissione di tutela e fruizione dei “Siti UNESCO”.
L’appuntamento, introdotto dal professor Paolo Clini dell’Università Politecnica delle Marche, si terrà venerdì 16 Novembre 2018 ore 17,30 presso la sala ipogea della Mediateca Montanari di Fano.

LA BELLEZZA DEL NUMERO, ANGELO COLOCCI E LE ORIGINI DELLO STATO NAZIONE
Il Centro Studi Vitruviani, nell’ottica di promuovere studi dedicati al classico, è lieta di presentare il volume “La bellezza del Numero, Angelo Colocci e le origini dello Stato Nazione” scritto da Giorgio Mangani e pubblicato da “il lavoro editoriale” con un incontro introdotto dal professor Paolo Clini e con la preziosa partecipazione della professoressa Ingrid Rowland.
L’appuntamento, in cui sarà presente anche l’autore del libro, sarà lunedì 15 Ottobre ore 17.30 presso la sala Ipogea della Mediateca Montanari di Fano.
VITRUVIO E …
Riprendono gli appuntamenti della rassegna “Vitruvio e… Geni e artisti dentro il De Architectura” a cura di Francesco Paolo di Teodoro presso la Mediateca Montanari.
Il primo appuntamento, previsto per l’8 Giugno ore 17,30, è affidato alla professoressa Ingrid Rowland, docente della Scuola di Architettura dell’Università Notre Dame di Chicago e responsabile delle attività culturali dell’American Academy di Roma. Nei suoi studi l’attenzione è rivolta principalmente ai protagonisti dell’arte e dell’architettura tra Antico e Rinascimento e in questa occasione ci racconterà dell rapporto tra Vitruvio e l’architetto Giovan Battista da Sangallo.

ARCHEOFANO – un progetto per Fanum Fortunae
CARTA ARCHEOLOGICA, INDAGINI GEOFISICHE, PROSPETTIVE
Archeofano Forma Urbis è il progetto che ha coinvolto, in questi ultimi anni, la città di Fano e le aree limitrofe di interesse archeologico. Le indagini geofisiche hanno portato ad interessanti esiti che saranno presentati dal Centro Studi Vitruviani il 10 Maggio presso la sala Ipogea Mediateca Montanari alle ore 17,30.
Introduce l’Architetto Stefano Marchegiani – Assessore alla Cultura del Comune di Fano
Modera Dott. Dino Zacchilli – Segretario del Centro Studi Vitruviani
Intervengono:
Prof. Francesco Milesi – Il caso di Santa Maria dell’Arzilla
Prof. Paolo Clini – Progetto ARCHEOFANO
Prof. Oscar Mei – Dalle indagini ai possibili saggi di scavo
Conclude l’Arch. Carlo Birrozzi – Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche
Promosso dal Centro Studi Vitruviani con il Comune di Fano – Assessorato alla Cultura e la Memo – Mediateca Montanari

Il disegno nell’Architettura Antica
Il Centro Studi Vitruviani è lieto di presentare il nuovo progetto editoriale “Il Disegno nell’ Architettura Antica” pubblicato con Marsilio Editori e frutto di un’appassionante ricerca condotta dal professor Antonio Corso sull’uso del disegno di architettura nell’ epoca greco-romana.
L’autore dimostra come i disegni fossero particolarmente significativi del “fare architettura”: non solo i progetti di edifici venivano visualizzati con disegni, ma le stesse maestranze impiegate nelle costruzioni spesso schizzavano sulle pareti stesse degli edifici dei promemoria delle partiture architettoniche da realizzare.
Il volume ha quindi il pregio di raccontare la grande importanza del disegno nella cultura visiva degli antichi e la sua centralità nel concepire e realizzare un’opera di architettura.
Disponibile nelle librerie o sul sito della Marsilio. Buona lettura!
Articolo Salvatore Settis 29-01-2017 “Il Sole 24 Ore”
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ARTE 29 Gennaio 2017Il Sole 24 Ore domenica
Adottato il «giuramento di vitruvio»
Architetture antiscempio
«Gli errori dei medici finiscono sottoterra, gli errori degli architetti sono sotto gli occhi di tutti»: questo aforisma circola in molte varianti, fra cui una attribuita a Frank Lloyd Wright («i medici possono seppellire i loro errori, gli architetti possono solo coprirli con piante rampicanti»), che con qualche irriverenza potrebbe adattarsi agli “eco-grattacieli” del nostro tempo. Ma lasciamo perdere queste spiritosaggini: la verità è che fra “gli errori dei medici” che danneggiano e qualche volta uccidono i pazienti, e gli errori degli architetti, che devastano il corpo sociale riempiendo di orrori città e campagne, c’è davvero una forte analogia. Lo spazio in cui viviamo è un formidabile capitale cognitivo che costruisce l’identità collettiva delle comunità. La frammentazione territoriale, la violenta e veloce modificazione dei paesaggi, il dilagare di periferie-sprawl, il moltiplicarsi di rovine, discariche, non-luoghi residuali che crescono con una malata obesità, innesca patologie individuali e sociali, sradica le identità acquisite e modifica i comportamenti, segna di piaghe indelebili il corpo della società.
Fu pensando a questo tema che proposi tre anni fa (nel Domenicale del 12 gennaio 2014) di introdurre, per analogia al giuramento di Ippocrate, con cui il medico s’impegna a operare solo per il bene del paziente, un “giuramento di Vitruvio”, secondo il quale gli architetti promettano di «legare etica e conoscenza impegnandosi a realizzare sempre edifici di qualità evitando scempi ambientali». Quel testo era tratto dalla mia prolusione alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, che mi conferiva una laurea honoris causa; una versione più matura dello stesso testo formò poi un capitolo (intitolato L’etica dell’architetto: Ippocrate e Vitruvio) del mio piccolo libro Se Venezia muore (Einaudi 2015), poi tradotto in francese, tedesco e inglese. Scrivevo allora: «l’architetto opera in un empireo dominato dalla sola ragione estetica e senza alcun rapporto con la società, la cittadinanza, la memoria culturale? È vero il contrario: il suo mestiere ha un forte e capillare impatto sulla vita di tutti attraverso le modificazioni dell’ambiente urbano e del paesaggio, cioè delle delle dinamiche della società civile. Ma nel mestiere dell’architetto esiste un’etica professionale? Un architetto deve solo obbedire alle richieste del committente, oppure, quando progetta e costruisce un edificio o trasforma un paesaggio o una città, deve avere tener conto del contesto storico, naturale, ambientale in cui opera?». E richiamavo la testimonianza di Rem Koolhaas, nell’introduzione al catalogo della Biennale 2014: «l’economia di mercato ha corroso la dimensione morale dell’architettura […], costretta a muoversi entro il sistema neoliberista di cui Ronald Reagan è stato il protoarchitetto».
La proposta di un “giuramento di Vitruvio”, modellata sul giuramento di Ippocrate (un testo, scritto intorno al 400 a.C., che viene dalla scuola ippocratica), era fondata sulla celebre pagina del De architectura di Vitruvio in cui l’architetto romano (tardo I secolo a.C.) delinea la figura dell’architetto ideale, elencando fra le sue virtù necessarie la cultura che noi chiameremmo umanistica, la conoscenza storica, il rispetto della salubrità dell’ambiente. Le reazioni non si fecero attendere. Per citare solo qualcuno, Francesco Gurrieri (La Nazione, 25 gennaio 2014) riconnesse le mie parole a quanto su temi simili scrivevano Michelucci, Quaroni e Savioli, elogiando la «lucida stimolante equazione culturale» fra l’etica del medico e quella dell’architetto. Tiziana Di Bella (architetto di Prato) scrisse che «di fronte agli scempi e alle brutture del territorio gli Ordini tacciono, le Facoltà di Architettura tacciono, – salvo rare, fioche voci»; che «non dovremmo neppure chiamare architetti coloro che progettano senza considerare le relazioni profonde fra uomo, ambiente e paesaggio»; e deplorò che sia «praticamente inesistente l’educazione al paesaggio e all’architettura -nostra terza pelle», perché «Le Corbusier diceva che l’architettura ha torto, la vita ha ragione». Stefano Pantaleoni (architetto di Bologna) obiettò invece che, mentre il rapporto medico-paziente si svolge tra individui, «l’architetto è un elemento, primario finché si vuole, ma non autonomo, di una catena decisionale e produttiva», anzi «ha ormai spazi quasi inesistenti per esercitare il suo giudizio», e deve pertanto «accordare investitori con burocrati, accontentare gli esteti (…), prendere decisioni dolorosamente inevitabili per trovare il minimo dei compromessi».
Massimo Bilò (architetto di Roma) scriveva al Sole 24 Ore (26 gennaio 2014) che le principali responsabilità ricadono sui «decisori (i committenti pubblici in particolare), e servirebbe un tribunale di giustizia per mettere al riparo i professionisti dal ricatto continuo in cui operano»; più che un giuramento degli architetti, continuava, «sarebbe il caso di imporre un giuramento a quanti gestiscono la res publica» (al che avevo risposto che «sulla nostra Costituzione i nostri politici già giurano, ma delegare solo a loro ogni principio di etica pubblica sarebbe abdicare non solo alla dignità di architetto, ma anche a quella di cittadino»). Nicola Di Battista, in un editoriale di Domus (febbraio 2014), «profondamente colpito» dalla mia proposta, osservava però che «additare l’architetto come uno dei principali colpevoli delle devastazioni del paesaggio è un po’ come sparare sulla Croce Rossa», dato che «l’architettura non è, non può, non deve essere un’arte personale. È un’arte collettiva», e non ha senso parlare di etica riferendosi a un’intera professione, anzi «non c’è bisogno oggi di nuovi giuramenti fatti da questa professione». Al contrario, Giuseppe Barbieri (professore a Venezia) richiamava un suo studio sulle Virtù dell’architetto, in cui mostra come i precetti di Vitruvio siano stati accolti e ampliati da Serlio, Cataneo, Rusconi, e più indirettamente (ed efficacemente) da Palladio o dal suo commentatore Daniele Barbaro, secondo cui «la dignità dell’Architettura è alla Sapienza vicina e come Virtù Heroica nel mezzo di tutte l’Arti dimora». Altri ancora ricordarono la formula di proclamazione dei laureati in ingegneria al Politecnico di Milano (che li impegna ad «operare con dignità senza soggiacere ad interessi, imposizioni e suggestioni di qualunque natura»); Alesssandro Mortarino, infine, segnalava, sul blog www.salviamoilpaesaggio.it, un gruppo di architetti che aveva lanciato una sorta di “obiezione civile collettiva” nei confronti del consumo di suolo e delle devastazioni ambientali.
È in questo contesto che il vero e proprio testo di un “giuramento di Vitruvio” è stato scritto, da professionisti del Centro Studi Vitruviani di Fano e del Dipartimento di Architettura di Ferrara, e adottato dall’Ordine degli architetti di Reggio Emilia, presieduto da Andrea Rinaldi, lanciando la proposta che esso venga accolto e adottato da altri Ordini in tutta Italia. Qualche volta (anche stavolta?) una “modesta proposta”, anche se fatta sottovoce, trova forti echi nella società, specialmente quando un duro trauma l’abbia colpita. È il caso della Siria, dove l’architetto Marwa al-Sabouni, in un libro commovente (The Battle for Home, 2016), denuncia il «vandalismo di Stato» che semina casermoni di cemento, «serbatoi di alienazione sociale»; e lo fa distruggendo i centri storici, in cui «le antiche città si mostravano generose coi loro residenti, perpetuando armonia fra le culture, e trasmettendo questo modello ai cittadini: quasi fossero, le città storiche, un grembo entro cui prendeva forma una moralità condivisa». La moralità dell’architettura, appunto.
Salvatore Settis
IL GIURAMENTO DI VITRUVIO
Il Centro Studi Vitruviani ha preso l’iniziativa di promuovere la proposta lanciata da Salvatore Settis circa due anni fa su Il Sole 24 Ore (leggi l’articolo 12-01-14).
La collaborazione tra il Centro Studi Vitruviani e il dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara ha poi recentemente portato alla stesura del testo del Giuramento condiviso anche dal prof. Settis.
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L’Ordine degli architetti di Reggio Emilia è stato il primo ad adottarlo per i suoi iscritti e a renderlo obbligatorio per i giovani architetti che si iscriveranno d’ora in poi all’ordine.
Qui l’articolo del prof. Settis che ne annuncia la nascita e l’adozione. (leggi articolo 29-01-17)
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Vitruvio e l’abitare contemporaneo – 4 febbraio 2017
Presso la sala ipogea della Mediateca Montanari di Fano saranno presentati gli obiettivi di una nuova ricerca il cui intento è riscoprire quanto e come gli insegnamenti di Marco Vitruvio Pollione a noi giunti, siano vivi nella ricerca del progetto dell’architettura e nel senso dell’abitare contemporaneo. Accompagnati da una riflessione sul mestiere di architetto.
Sarà presentata l’iniziativa del “Giuramento di Vitruvio”.
L’ingresso è libero. 2 crediti formativi per architetti